L’oro di Napoli: arte, metro e pizza
Materdei è un rione di Napoli il cui nome viene dalla chiesa Santa Maria Mater Dei ed è il luogo che esprime al meglio la Napoli di oggi.
“Va’ a vasà ‘o pesce ‘e San Rafèle”
La chiesa di San Raffaele del XVIII secolo è una delle più note per la scultura del Santo, in particolar modo per un culto che vede protagonista un pesce. Il santo aiutò Tobia non solo a sconfiggere il pesce che lo aveva aggredito sul fiume Tigri ma anche a farlo convolare a nozze con Sara dopo la sua guarigione grazie ai prodotti estratti dal pesce. A Napoli alle donne in cerca di marito si dice “Va’ a vasà ‘o pesce ‘e San Rafèle” tradotto dal napoletano “Vai a baciare il pesce di San Raffaele”.
Sofia Loren e la pizzeria Starita
Per le strade del rione ritornano in mente alcuni momenti di Pizze a credito del film L’Oro di Napoli ( 1954) diretto da Vittorio De Sica. Se si decide di andare a mangiare una pizza da Starita si può vedere anche il Furchettone e la Scummarol utilizzati dalla bellissima Sofia Loren durante le riprese del film.
La guglia ritrovata
La guglia dell’Immacolata un tempo nella chiesa della Concezione a Materdei, grazie al restauro nel 2004 è stata smontata e ricollocata nel luogo attuale. Durante i lavori è avvenuta una sorprendente scoperta: la statua dell’Immacolata è di un’epoca più antica rispetto al piedistallo ( XVIII sec.) su cui è collocata. Una scultura di epoca rinascimentale sulla quale si sono confrontati due specialisti: Francesco Abbate e Francesco Caglioti. Tra le varie ipotesi sollevate dagli studiosi, si pensa che la scultura, attribuita a Domenico Gagini 1470 sia stata messa sul piedistallo per fungere da modello per la realizzazione della più nota guglia di Piazza del Gesù di Napoli.
Metro Art Materdei
Nel rione esiste un’ altra guglia, in acciaio e vetri colorati, precisamente nella piazza Scipione Ammirato. Questa è una fermata della metropolitana realizzata dall’Atelier Mendini, una delle Stazioni dell’arte. Un luogo dove ci si relaziona con l’arte contemporanea. Un progetto di riqualificazione dello spazio con opere “site specific“.
I colori della Street Art
In giro per le strade si incontrano numerose opere di street art realizzate negli ultimi anni da artisti di tutto il mondo. Ericailcane e Blu sulle pareti dell’ex Opg; Bosoletti ha realizzato “Parthenope” e “Giardino Liberato” sulle mura degli edifici lungo via San Raffaele.
Collezione Bonelli
Una collezione di pezzi unici che raccontano la storia della città di Napoli. https://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/mercato/2019/03/intervista-gaetano-bonelli-collezionismo-napoli/
Lo sapevi che?
Il sottosuolo più antico
Gli studiosi nella metà degli anni ’90 hanno trovato, in vico Neve, alcune tombe risalenti al III millennio a.C. Questi facevano parte della cultura del Gaudo. Queste cavità artificiali sono tra le più antiche del sottosuolo napoletano.
Lenuccia, eroina partenopea
Durante le quattro giornate di Napoli (27 30 settembre 1943) .Maddalena Cerasuolo, detta Lenuccia, rischiò la vita per salvare il ponte della Sanità, oggi intitolato alla sua eroina.
Dal cinema al Teatro Bolivar
La riapertura del Teatro Bolivar nel 2007 ha contribuito alla riqualificazione urbanistica del rione. Un ex cinema ristrutturato su progetto di Robert “Bob” Wilson, noto anche per la stazione dell’arte di Toledo.
Casa Morra. L’antico ospita il contemporaneo
Un complesso di 4200 mq all’interno dell’antico palazzo Ayerbo D’Aragona Cassano creato da Giuseppe Morra in cui già sono programmate mostre nei prossimi 100 anni. Un luogo dinamico, uno spazio aperto alle idee che ha come obiettivo la riqualificazione sociale del territorio.
[…] Materdei |Cosa vedere proviene da […]
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[…] sono stati portati alla luce reperti della cultura di Serra d’Alto (V millennio a.C.). Nel rione Materdei dagli scavi sono emerse tombe “a forno” relative alla cultura del Gaudo (III millennio […]
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[…] sono stati portati alla luce reperti della cultura di Serra d’Alto (V millennio a.C.), nel rione Materdei sono emerse tombe “a forno” relative alla cultura del Gaudo (III millennio […]
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[…] Si diffonde anche la cultura del Gaudo che prende il nome dall’omonima necropoli nei pressi di Paestum. I reperti ritrovati riguardano principalmente le tombe, grazie alle quali è possibile risalire al tipo di società. Si sviluppa un nuovo modello di unità familiare articolata in clan. La gente continua ad utilizzare strumenti di selce come lame, pugnali, frecce, raschiatoi ma appaiono anche i primi utensili in rame. La ceramica di impasto nero viene introdotta dal Vicino Oriente. Le necropoli appartenenti a questa cultura oltre a Paestum, le troviamo a Buccino, Eboli, nella penisola sorrentina, a Capri, a Napoli (Materdei). […]