Publio Virgilio Marone scrisse i quattro libri delle Georgiche e nel quarto libro, volle elogiare l’Italia.
In particolar modo il poeta scelse la città di Napoli come fonte d’ispirazione continua e dove frequentò la scuola epicurea del filosofo Sirone. Morì in Puglia poco più che cinquantenne e per volontà testamentaria fu sepolto nel luogo dove oggi sorge il suo sepolcro, il parco vergiliano.
Fu solo nel Medioevo che si diffusero le leggende legate al nome del poeta. Grazie
alle credulità popolari ben presto si unirono ai suggestivi ricordi locali le
più libere narrazioni sorte per lo più fuori Italia e non tutte di provenienza
plebea.
Gran parte delle storie furono raccolte nell’anonima Cronica di Partenope, compilata verso la metà del XIV secolo.
Nei periodi di maggiori insidie il bisogno di protezione, gli uomini di grande dottrina, venivano creduti dal popolo come maghi e ci si affidava a loro, così come si chiedevano interventi ai santi.
Alla difesa di Napoli medievale valsero proprio gl’incantesimi narrati nella Cronica. La mosca di bronzo e la sanguisuga d’oro forgiate per evitare la grande mortalità dovuta agli insetti, la porta Ferrea adatta a relegare la moltitudine degli insetti, la statua opposta al Vesuvio per evitarne l’eruzione, il cavallo di bronzo capace di risanare i cavalli infermi, l’uovo consacrato conservato in una gabbia di ferro e fatta legare ad una trave di quercia nelle fondamenta del Castello Marino (chiamato perciò dell’Ovo e ritenuto imprendibile ed eterno), il sepolcro del poeta sulla via Puteolana, efficace contro ogni pericolo e minaccia.
Sul confine tra la vita e la morte s’imponeva l’esperienza morale del mago Virgilio, cantore della Sibilla cumana e del lago infernale d’Averno.
Nelle leggende Virgilio era taumaturgo, guaritore per incantesimi ma anche costruttore della Crypta Neapolitana compiuta in una sola notte!

Lo spirito di Virgilio regna tutt’ora nella regione partenopea e l’ammirazione viene confermata dalle continue visite al suo sepolcro. Le sue ceneri, secondo le fonti antiche, furono traslate e segretamente murate in un vano profondo del Castel dell’Ovo. Emozionante anche l’edicola apposta nel 1668 da Pedro de Aragona all’ingresso della Crypta Neapolitana “ Ecco le mie ceneri: l’alloro che raro fiorisce sul suolo di Posillipo corona la mia tomba. Se essa per caso rovina, qui le feconde ceneri in eterno custodiranno la memoria di Marone”
DULCIS PARTHENOPE. Napoli tra leggende e storia. M.Testa. Rolando editore.
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