Oggi si festeggia il Dantedì.
Il 25 marzo del 1300 Dante si perse nella selva oscura…
Buona lettura
Il Lago d’Averno si trova nei Campi Flegrei, ampia zona del golfo che si estende da Pozzuoli a Cuma. Nell’ antichità invece comprendeva anche l’area che si estende dalla collina di Posillipo a Cuma. Furono i greci a definire “phlegrei” ( bruciare ) queste terre a causa dei numerosi fenomeni vulcanici , dunque “terra di fuoco”. Sono caratterizzati da un complicato insieme strutture geologiche dovute a più cicli vulcanici.
Si pensi al ciclo dei “tufi gialli” avvenuto circa 11.000 anni fa oppure le numerosi eruzioni dei cicli recenti culminate con la nascita del Monte Nuovo (1538).
Altro fenomeno importante è il bradisismo (dal greco bradus, lento, e seimos, scotimento) che indica un innalzamento e abbassamento del suolo. Infatti nel X secolo il lago d’Averno era quasi scomparso, sommerso dal mare in seguito all’ abbassamento del suolo. Dal secolo successivo ci fu un inversione del fenomeno tale da far riemergere un ampio tratto della costa.
Il Lago attualmente giace all’interno di un cratere vulcanico di 4000 anni fa. Prima dell’eruzione del Monte Nuovo era collegato all’antico Lago Lucrino separato solo da una sottile striscia di terra. L’aspetto cupo e misterioso del luogo è stato scelto dai tempi più antichi per ambientare numerose e suggestive leggende.
Il nome Avernus (dal greco àornos) significa senza uccelli.

Per i greci il lago divenne il paese dei Cimmeri, il popolo che viveva nell’oscurità, fuggendo la luce solare e dove si aprivano le porte degli Inferi, dove Odisseo aveva invocato le ombre dei morti e interrogato l’animo dell’indovino Tiresia.

Divenne meta di pellegrinaggio dove consultare l’oracolo dei morti. Anche Annibale si recò al lago nel 214 d.C. con il pretesto di celebrare sacrifici ma lo scopo era ben diverso, ossia attaccare la città di Puteoli.
Virgilio nei versi poetici del sesto libro dell’Eneide descrive la selva e narra il momento in cui Enea giunto al lago accompagnato dalla Sibilla cumana interroga l’ombra del padre Anchise che gli rivela la sua discendenza e il destino imperiale di Roma.

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Nella Divina Commedia il poeta latino accompagna Dante nel suo viaggio nell’oltretomba.
L’immagine della selva ritorna anche nel I canto dell’inferno
Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai in una selva oscura,
Che la dritta via era smarrita
Secondo Galileo Galilei la selva oscura si trova tra Cuma e Napoli
«Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in un selva oscura, che la diritta via era smarrita»; e questo fu l’anno della nostra salute 1300, anno di giubileo, di notte, essendo la luna piena. La selva dove si trovò è, secondo il Manetti, tra Cuma e Napoli, e qui era l’entrata dell’Inferno; e ragionevolmente la finge esser quivi: prima, perchè ‘l cerchio della sboccatura dell’Inferno passa a punto intorno a Napoli; secondo, perchè in tal luogo, o non molto lontani, sono il lago Averno, monte Drago, Acheronte, Lipari, Mongibello e simili altri luoghi infernali; e finalmente giudica, aver il Poeta figurata ivi l’entrata dell’Inferno per imitar la sua scorta, che in tal luogo la pose.

Ancora oggi il Lago D’Averno rimane un luogo suggestivo dove abbandonarsi e lasciarsi trasportare lontano dalla natura incantevole quanto misteriosa, dai racconti e dalle leggende che si spesso si confondono.
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