Federico II fu il più grande principe del mondo e anche colui che stupì e cambiò il mondo. Così riportò la notizia della morte di Federico II il cronista inglese Matteo Paris ( 1195- 1259).
Che fosse destinato a stare al centro dell’attenzione si capì fin dalla nascita, la madre Costanza d’Altavilla lo diede alla luce il 26 dicembre del 1194 non in una corte regia, ma nella pubblica piazza di Iesi, nelle Marche, dove la madre, oramai quarantenne, volle partorire per evitare che fossero avanzati sospetti sulla reale identità di colei che aveva generato il piccolo Federico Ruggero. Il nome fu scelto in onore dei due nonni: Ruggero II, fondatore del regno normanno di Sicilia e Federico I Barbarossa, imperatore del sacro romano impero.
Il padre era Enrico VI, imperatore germanico, figlio di Barbarossa il quale aveva trovato un accordo non solo con i Comuni dell’Italia centro settentrionale e con il Papato, ma anche con i Normanni di Sicilia, ottenendo la mano di sua zia Costanza per il proprio erede Enrico, di circa 10 anni più giovane. Il matrimonio aveva lo scopo di ottenere in futuro attraverso Costanza, anche il dominio della Sicilia.
Il re della Sicilia, Guglielmo morì senza eredi e l’ambizioso Enrico si impadronì del regno di Sicilia.
L’eredità di Enrico VI passò prima a Costanza e poi al figlio Federico Ruggero.
Non mancarono i momenti di anarchia durante il quale il paese rimase in balia dei comandanti militari tedeschi, tra cui Marcovaldo di Anweiler. La Campania divenne il teatro delle operazioni di Diopoldo di Hohenburg, conte di Acerra, il quale aveva come basi Salerno e Acerra.
Federico intanto cresceva abbandonato a se stesso nel Palazzo di Palermo. Spesso si aggirava per le strade e i mercati della città, la quale aveva quell’aspetto orientaleggiante che dovette contribuire a far nascere in lui una grande simpatia per il mondo arabo e per l’Islam.
Il 26 dicembre del 1208, si potè procedere all’incoronazione di Federico II, avendo quattordici anni non era più minorenne. Il papa Innocenzo III gli impose di sposarse Costanza, sorella del re Pietro II d’Aragona. Arrivò in Sicilia con cinquecento cavalieri spagnoli al comando di suo fratello Alfonso. Dopo due mesi del matrimonio l’epidemia sterminò sia Alfonso sia i cavalieri. Nacque nel frattempo il figlio Enrico tra Federico e la moglie Costanza.
Rimasto senza esercito, prese subito alcune decisioni disorientando i suoi nemici, tra queste si mise a capo di un piccolo esercito contro i saraceni, attraversando le regioni interne, cercando di snidarli dai loro rifugi sulle montagne.
Intanto in Germania, dopo la morte di Enrico VI, si erano affrontati i due pretendenti alla corona imperiale: Ottone di Brunswick, capo del partito guelfo, e Filippo di Svevia, fratello dell’imperatore defunto.
Ottone fu scelto dal papa Innocenzo III ma dopo pochi mesi si rivelò meno docile alle direttive del papa e quindi fu scomunicato e la corona imperiale fu assegnata dai principi tedeschi a Federico. Osteggiando in tal modo anche Filippo di Svevia, un pericolo per i possedimenti in Sicilia.
Nel 1212 giunse in Sicilia un’ambasceria dei principi tedeschi che incoronò Federico a soli 17 anni, imperatore.

Molti si opposero tra cui Costanza e Ottone. Federico si mise allora in viaggio vero la Germania, con solo cinquanta – sessanta persone. Si rivelò un viaggio pieno di pericoli, corse più volte il rischio di perdere la vita a causa dell’ostilità dei sostenitori italiani e tedeschi di Ottone.
Arrivato a Roma incontrò il Pontefice Innocenzo III che lo appoggiò nuovamente, mettedogli a fianco un uomo esperto Berardo de Castanea, arcivescovo di Bari, destinato a diventare il suo più grande consigliere fino alla morte.
A Genova dovette fermarsi più di due mesi per mettere a punto un viaggio che lo avrebbe portato attraverso la Lombardia fino a Verona e a Trento, e da qui a Brennero.
Il pericolo maggiore era rappresentato dai guelfi di Milano, Lodi e Piacenza mentre un sostegno decisivo veniva dalle città di Pavia e Cremona.
Arrivato sotto le mura di Costanza, Federico dimostrò le sue capacità. Arrivò tre ore prima del suo nemico Ottone, entrando nella città con l’appoggio del vescovo di Coira e l’abate S.Gallo.
Dopo otto anni, Federico tornò in Italia meridionale e trovò una situazione tutt’altro che facile.
Il regno era rimasto in balia dei comandanti tedeschi e i feudatari e le comunità cittadine, avevano approfittato della debolezza della monarchia per estendere i loro domini e le loro autonomie.
L’imperatore mise in atto un piano per rivendicare tutti i diritti regi che erano stati usurpati durante il trentennio precedente.
Nle 1220 istituì la Curia generale di Capua, confiscò tutte le fortezze costruite abusivamente dopo la morte di Gugliemo II. Decise di abbattere quelle su terre feudali e di confiscare, dichiarandole patrimonio pubblico quelle su terre demaniali. Uno degli argomenti su cui si concentrò fu quello dei castelli come strumento per un efficace controllo del territorio.
Nel 1230-1232 elaborò un tipo di organizzazione di sorprendente modernità, incentrata sull’ufficio dei prorvisores castrorum.
Il territorio fu diviso in cinque distretti: 1)Abruzzo 2)Terra di Lavoro, Molise, Principato, Terra Beneventana 3) Capitanata, Basilicata, Terra di Bari e Terra d’Otranto 4) Sicilia citra Salsum e Calabria, fino a Roseto 5) Sicilia ultra Salsum.
I provisores (provveditori) avevano il compito di ispezionare i castelli per verificare l’efficienza del castellano e del contingente militare posto ai suoi ordini…
Sotto il controllo dello Stato furono riportati anche i feudi, di cui fu vietata la vendita senza l’autorizzazione regia, furono rivendicati i diritti dello Stato su dogane, porti e mercati.
Altro problema fu quello dei saraceni che Federico affrontò una volta ritornato in Sicilia. Un aneddoto romantico accadde durante le numerose campagne: la giovane figlia del capo della rivolta, Ibn ‘Abbàd, prese il posto del padre dopo la sua morte e fingendo di volersi arrendere, attirò nel castello di Entella, nell’alta valle del Belice, trecento cavalieri imperiali e li massacrò. Federico colpito da tanto valore, le promise clemenza ma provò anche ad avere un unione coniugale, per avere da lei un figlio, ma l’eroina rifiutò con una lettera beffarda che è stata anche ritrovata d recente. Alla fine ridotta allo stremo si avvelenò.
I ribelli che sopravvissero furono portati a Lucera dove vissero secondo le loro usanze e professando la loro religione. Un atto di tolleranza del tutto inconsueto, suscitando indignazione dei coetanei.
Contemporaneamente Federico adottava tutta una serie di misure , inconsuete ad una monarchia di inizio Duecento. Potenziò il sistema burocratico -amministrativo dello Stato e avendo bisogno per questo di giuristi e di funzionari preparati, fondò a Napoli nel 1224 la prima Università Statale del mondo occidentale, concedendo facilitazioni di vario genere a coloro che volessero frequentarla e proibendo ai suoi sudditi di recarsi a Bologna a studiare o altrove.

La prima crociata
Nel 1227 partì per la prima crociata ma a causa di un epidemia, tornò indietro. Il papa Gregorio IX lo scomunicò, non credendo alla sua malattia.
Nonostante la scomunica, partì lo stesso sbarcando il 7 settembre in Israele. Federico parlava arabo, conosceva la poesia, la filosofia e la scienza araba, trovò un intesa con il colto sultano Malik al -Kamil giungendo ad un accordo senza combattimento.
Gerusalemme fu restituita ai cristiani, ma ciò alimentò l’ostilità di Gregorio IX, per i buoni rapporti stabiliti con il sultano e anche del patriarca di Gerusalemme, Geroldo. Questo vietò Federico di entrare nella città Santa perché scomunicato. Federico era deciso ad entrare in città sia per ricevere la corona del re di Gerusalemme, essendo erede della seconda moglie Isabella di Brienne, sia per pregare.
Dopo essere entrato in città, si trattenne due giorni. Gregorio IX indusse una crociata contro l’imperatore, facendo invadere il regno di Sicilia dall’ex suocero di Federico.
Nel 1230 dopo otto mesi di trattative fu prosciolto dalla scomunica. Nel 1231 emanò le Costituzioni di Melfi con Pier delle Vigne e Taddeo di Sessa. Dotò il regno di un codice organico di leggi, ispirato alla tradizione giuridica romana e alla legislazione normanna. La seconda scomunica di Gregorio IX e il concilio organizzato da Innocenzo IV nel 1245 definì la deposizione dell’imperatore. Nonostante la sentenza con la quale veniva condannato eretico e bestemmiatore, rimaneva priva di efficacia pratica.
Ma con il tempo il papa scatenò una campagna diffamatoria nei confronti dell’imperatore, mobilitò contro di lui francescani e domenicani. Iniziò a diffondersi un clima di sospetto intorno all’imperatore, Pier delle Vigne si suicidò dopo essere stato accusato di tradimento. Taddeo di Sessa morì in un combattimento a Parma.
Gli storici gli hanno addebitato una eccessiva pressione fiscale che ha provocato la rovina dell’economia meridionale.
Federico morì il 13 dicembre del 1250 all’età di 56 anni, dopo aver indossato l’abito dei cistercensi. Fu sepolto nel duomo di Palermo, dove riposa accanto ai genitori Enrico VI e Costanza, e al nonno Ruggero II.
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