Dal nome delle conchiglie di un mollusco usata nel “paese del Gran Cane” come moneta e per fare le scodelle (Marco Polo nel Milione).
In Cina non esiste un nome specifico. La prima menzione di porcellana in Europa oltre alla notizia di Marco Polo la troviamo nel testamento di Maria regina di Napoli nel 1323 e in Sicilia in cui sono nominati oggetti di sporchellano…porchellana.
Esperimenti
I primi esperimenti di imitazione europea furono quelli precoci della manifattura medicea. La scoperta del segreto della porcellana (arcanum) si deve a Johann Friedrich Böttger, l’alchimista tedesco che godeva della fama di fabbricare l’oro, attivo a Meissen all’inizio del XVIII secolo.
I materiali usati erano il caolino di Koldiz (poi sostituito a quello di Aue) e l’alabastro calcinato di Northausen ambedue di natura feldspatica.
Il 15 gennaio del 1708 venne prodotto il primo esemplare di porcellana simile a quella cinese.
Il 23 gennaio del 1710 fu annunciata la fondazione della prima manifattura di Meissen, la prima in ordine di tempo e nel 1713 gli oggetti immessi nel mercato in occasione della Fiera pasquale della Lipsia.
La formula della porcellana era segreta, in particolare di Böttger, fino al 1719 quando fu clandestinamente venduta alla manifattura di Vienna. Da Vienna fu divulgato l’arcanum. Dopo che fu carpito il segreto dal taccuino di Johann J.Ringler essendo in stato di ubriachezza, si sviluppò la produzione di porcellane.
Gran parte delle industrie erano legate ai centri di potere. Furono introdotte le marche delle varie produzioni anche per evitare le falsificazioni. Inizialmente le vendite erano organizzate attraverso le lotterie. Le ore di lavoro giornaliere nelle manifatture erano 12, c’erano gli addetti alla preparazione, i formatori, i tornitori, i braccianti, i taglialegna, gli operai addetti agli smalti …
Una delle manifatture a più largo impiego fu quella di Berlino con 500 persone, mentre la condizione delle manifatture francesi era vincolata da leggi molto severe, coloro che erano in possesso dei segreti tecnici potevano lasciare la manifattura solo con il permesso del re.
Quando la porcellana penetrò tra le classi borghesi con il diffondersi dell’abitudine all’uso di una certa bevanda come tè, cioccolata, caffè per cui gli oggetti di porcellana erano molto adatti, la produzione fu portata su un piano di produzione in serie e poi soppiantata da grès e terraglia.
Dal punto di vista chimico si definisce porcellana una ceramica estremamente vetrosa, con porosità inferiore allo 0,1%., ottenuta per cottura tra 1350 °C e 1400 °C di un impasto costituito da caolino, quarzo, feldspato.
Porcellana di pasta dura
La porcellana dura ha una storia molto complessa. Il primo esempio certo in Cina è del 98 .C. ed è stata migliorata continuamente fino al IV secolo quando raggiunse una qualità molto elevata trovando applicazioni sia nel campo civile sia nel campo militare. Questo materiale è stato importato dall’Oriente riscuotendo immediatamente grande ammirazione ma solo con il ritorno di Marco Polo dal suo viaggio si prese coscienza della Cina come potenza sul piano culturale, commerciale e industriale
Composta da caolino (da Kao-ling= alta collina località ad est di Ching-tê-chên famosa per i depositi di questo materiale) e di feldspato. Il caolino è caratterizzato da una roccia feldspatica allo stato minerale che non fonde ad alta temperatura, il feldspato costituito dalla stessa roccia allo stato naturale, ridotta in polvere, fonde in cottura. All’impasto dei due elementi si aggiunge il quarzo per dare maggiore coesione e lucentezza.
Gli ingredienti variano nella proporzione dei composti. La porcellana europea rispetto a quella cinese conserva maggiore quantità di feldspato.Per molto tempo il caolino tedesco fu l’unico conosciuto.
Per modellare si usano stampi e torni, molto spesso nelle manifatture europee troviamo la presenza di scultori, alcuni estremamente qualificati. I processi di essiccazione e impermeabilizzazione sono effettuati al sole per alcune porcellane cinesi, attraverso la cottura le altre.
Il processo di essiccazione avviene attorno ai 500 °C fino a 1150 °C., l’impermeabilizzazione totale del materiale si ottiene con l’applicazione di una vernice quando il prodotto è ancora grezzo, non cotto (Cina), con un pennello o per immersione dopo una prima cottura a 900°C(Europa). In entrambi i casi si procede poi alla cottura a 1400 °C 1500°C.
La produzione di porcellane portò in Europa alla necessità di costruire forni ad altissime temperature.
Il processo di cottura avviene comunque in tre tempi: prima cottura ,per essiccamento, fino a 900°C per circa dodici o quattordici ore, seconda cottura fino a 1400 1500 °C, terza cottura a circa 800 900 °C. Per ogni fase è fondamentale ed è particolarmente delicata l’operazione di raffreddamento che deve essere di almeno di tre o quattro giorni.
Porcellana di pasta tenera
Nata prima della porcellana di pasta dura ad imitazione della porcellana orientale. Il corpo della porcellana tenera è caratterizzato da polvere ottenuta da ingredienti con vetro(fritta) e altri materiali come alabastro, marmo, calce, marmo o argille locali. La modellazione avviene con gli stessi procedimenti della porcellana dura.
La cottura non deve superare i 1100 °C. Questo procedimento è molto delicato perchè può verificarsi l’alterazione dei colori. In particolare il tipo di coperta tende a diventare molle durante la cottura e quindi il comportamento delle paste colorate in rapporto al loro grado di cottura. In un primo momento la decorazione era caratterizzata da un solo colore su bianco, prima blu e poi bruno.
Nella manifattura di Sèvres la tecnica della doratura divenne uno dei privilegi. Altra moda che si diffuse fu quella delle statuette e piccoli oggetti e la tecnica della produzione a stampo dei vari pezzi uniti con una pasta liquida, lo slip. Un esempio è il salottino di Maria Amalia di Sassonia, ora al Museo di Capodimonte, composto da trofei, fiori, uccellini, scimmie, scenette cinesi…
Anche i biscuit di Sévres si diffusero tanto, le preziose statuette prima verniciate con diversi colori poi coperte con vernice bianca e lasciate opache per dare l’effetto del marmo.
Epoca moderna
Con l’introduzione della macchina a vapore accanto alla produzione di serie si sviluppa la moda delle imitazioni di esemplari di epoche precedenti dalla ceramica italiana a quella francese. Nella seconda metà del XIX secolo l’imitazione dei prodotti di epoche precedenti diventa quasi regola. Le manifatture si distinguono per alcuni accorgimenti tecnici.
PORCELLANA A NAPOLI
A Napoli la produzione inizia nel 1743, portata da Carlo III e soprattutto da sua moglie Maria Amalia di Sassonia. Il re voleva dotare il Regno di Napoli di un proprio tessuto produttivo industriale e tra le varie fabbriche, fondò anche la manifattura delle porcellane di Capodimonte.
Il caolino veniva da Fuscaldo e i colori e materiali per la decorazione da Dresda. Inizialmente si producono biscuit con pasta tenera in stile barocco di Meissen e poi oggetti realizzati seguendo la grazia dello stile roccocò. Nel 1759 Carlo prima di ritornare in Spagna definitivamente fece distruggere forni e officine e fece trasferire gli artigiani alla fabbrica del Buen Retiro
Ferdinando IV re di Napoli nel 1771 fondò la Fabbrica Reale Ferdinandea. Prima FMR e poi la famosa N sormontata da una corona era segno inconfondibile di qualità e artigianalità. La chiusura definitiva avvenne nel 1835.
Le collezioni più importanti sono conservate nel Museo Duca di Martina, Museo Aragona Pignatelli Cortes, Museo Gaetano Filangieri , Museo e Galleria Nazionale di Capodimonte, Reggia di Caserta.
Il salottino di porcellana di Maria Amalia di Sassonia
Realizzato tra il 1757 e il 1759 era un ambiente all’interno della Reggia di Portici destinato a “uso privato” della regina Maria Amalia poi trasferito all’interno del Museo di Capodimonte. La decorazione parietale è caratterizzata da trofei musicali, festoni, animali. Alcuni trofei recano cartigli con segni imitanti ideogrammi e versi cinesi in onore di re Carlo scritti probabilmente da un poeta del Collegio dei cinesi a Napoli
La caduta dei Giganti di Filippo Tagliolini, particolare. Biscuit. Museo di Capodimonte.
http://www.amicidicapodimonte.org/Pdf/1.IL%20RESTAURO%20DELLA%20CADUTA%20DEI%20GIGANTI-L2.pdf
Porcellane di Capodimonte moderne
La produzione moderna si è orientata verso due tipi di soggetti: fiori, frutta e composizioni con numerosi soggetti. I fiori di porcellana sono tutti a mano, gli stampi sono utilizzati per le basi di supporto.
Anche i soggetti vengono lavorati con appositi stampi . Si parte dal progetto poi la lavorazione manuale, segue la scomposizione e la matrice. Ad esempio.
Le tradizioni di bottega, la capacità progettuale, l’abilità tecnica del personale specializzato, le conoscenze scientifiche acquisite, l’analisi critica svolta sulle opere, l’impulso alla ricerca scientifica, le conoscenze storico artistiche e l’attività produttiva moderna costituiscono dunque una tradizione manifatturiera di rilevante interesse culturale
DEGRADO E CONSERVAZIONE
Dal punto di vista chimico le ceramiche sono stabili. Il degrado dei materiali ceramici è legato ai fattori fisici. A parte i casi di rottura, il deterioramento è molto lento, gli interventi tendono a rallentare i processi responsabili del degrado stesso.
Operazioni di restauro realizzate dalla restauratrice Serena Metozzi di Artes.
Bibliografia
- Le tecniche artistiche. Ideazione e coordinamento di Corrado Maltese. Mursia
- Chimica per l’arte. AA.VV. Zanichelli
- Il processo ceramico. Ciro Piccioli, Maria Antonietta De Paola
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