Un luogo ancora troppo poco conosciuto, ricco di testimonianze religiose, architettoniche e artistiche importanti, è il Complesso Museale della Arciconfraternita dei Pellegrini di Napoli, un luogo nascosto tra i vicoli del rione Pignasecca che oggi, a ridosso della Pasqua, ci ritorna in mente grazie al suo legame storico con l’antico rituale della lavanda dei piedi, un gesto che Gesù fece ai suoi discepoli prima di essere condannato a morte e raccontato nel Vangelo di Giovanni.
Ma perché questo rituale così antico e particolare ci fa pensare al Museo dei Pellegrini?
Perché alla base della fondazione della Confraternita c’è proprio l’assistenza ai pellegrini, che dopo lunghissime e sfinenti camminate, venivano accolti .
Fu fondata nel XVI secolo da sei artigiani napoletani. La prima sede fu il monastero di Sant’Arcangelo a Bajano e poi S.Pietro ad Aram. Qualche anno più tardi fu costruito il nuovo fabbricato a via Portamedina.
Nei primi decenni della sua storia l’Arciconfraternita vide aumentare il numero di pellegrini e con essi i confratelli. Con i lavori di ampliamento del Settecento fu costruita anche una nuova chiesa, la cui progettazione venne affidata a Carlo Vanvitelli.
I confratelli si dedicarono anche alla cura degli ammalati poveri.
Nel tempo divenne un vero e proprio ospedale sanitario dedito al soccorso dei feriti, ammalati cronici. Nel 1816 fu istituito anche il primo reparto di chirurgia.
Nel 1971 l’Arciconfraternita ha ceduto per legge allo Stato i due ospedali e il suo convalescenziario.
Il complesso museale
Quindi varcata la soglia dell’ospedale dei Pellegrini è possibile visitare il complesso museale dell’Arciconfraternita. Un museo atipico perché è tutt’ora luogo di incontro e di attività per 700 confratelli e le opere pregevoli sono in molti casi collocate secondo un ordine che attiene alla storia del luogo.
Nel presbiterio della chiesa settecentesca della Santissima Trinità troviamo le opere di Giacinto Diano, artista formatosi presso Francesco de Mura. L’artista soprannominato o ‘ Puzzulaniello poco più che ventenne lasciò Pozzuoli per stabilirsi a Napoli. In quel periodo la città viveva un periodo florido per la cultura e l’arte grazie a re Carlo III (VII) di Borbone.
Le opere che realizza nel 1778 per l’arciconfraternita sono:
La Piscina Probatica
San Filippo Neri accoglie i pellegrini
Gesù lava i piedi agli apostoli
I confratelli lavano i piedi ai pellegrini
La lavanda dei piedi nel Salone del Mandato
La lavanda dei piedi che effettuavano i confratelli avveniva nell’attuale Salone del Mandato all’interno della struttura.
Il nome deriva dall’antica tradizione di destinare nelle case religiose un luogo dedicato alla lavanda dei piedi in memoria del comandamento che diede Gesù ai discepoli “ Mandarum novum do vobis, ut diligatis invicem…”
Nei primi decenni del XVII secolo lo spazio era una camerata per il ricovero dei convalescenti, coloro che trascorsi i tre giorni di ospitalità, necessitavano di ulteriori cure e ristoro.
Oggi la sala è inserita nel percorso museale e conserva tra le opere del XVII e XVIII anche due grandi poltrone di manifattura napoletana e un trono in legno dorato realizzato in occasione della visita di Carlo di Borbone il 26 giugno nel 1734.
Artes organizza visite guidate al Complesso https://info-artes.it/news/archeologia-2-2-2-3/
Bibliografia
Il Complesso Museale dell’Arciconfraternita dei Pellegrini. Guida editore
https://www.wikiwand.com/it/Chiesa_della_Santissima_Trinit%C3%A0_dei_Pellegrini_(Napoli)
http://www.museodeipellegrini.it/index.php/chiesa77/i-percorsi-di-visita/artistico/i-dipinti
https://cosedinapoli.com/itinerari/chiese-ed-ospedale-della-s-s-trinita-dei-pellegrini/
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