Il pavimento maiolicato della Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta
Il pavimento è stato realizzato nel XVIII secolo da una prestigiosa bottega locale di artigiani-artisti (Fabbrica di Giuseppe Massa, 1764). Le riggiole sono dipinte a colori vivaci con motivi floreali e zoomorfi,
ricoprono una superficie pari a 600 mq ca. All’ingresso e lungo le navate laterali sono presenti cinque lastre tombali in marmo. Nell’area antistante il presbiterio una decorazione a tarsie marmoree in origine incorniciava una lastra di accesso alla cripta, oggi sostituita da una in vetro.

Le maioliche
Le maioliche sono classificate come faenze smaltate. Sono apparse in Italia nel 1200 importate dall’Islam. Il nome maiolica deriva dal raddolcimento di Maiorca, isola di smistamento di ceramiche. Il termine riggiola (dal napoletano) si riferisce alla mattonella in cotto maiolicato, rivestita da smalto stannifero, sul quale è eseguita la decorazione, colorata con terre naturali e ossidi metallici. La materia prima utilizzata è un’argilla ferruginosa e calcarea. La temperatura di cottura è compresa nell’intervallo 900°-950°. Durante la prima cottura l’anidride carbonica viene eliminata per decomposizione del carbonato, ottenendo un aumento della porosità nel biscotto. La porosità del corpo ceramico, durante la seconda cottura, permette di assorbire la notevole quantità d’acqua che accompagna l’applicazione della materia vetrosa, conferendo al rivestimento quella particolare intonazione pastosa e brillante che contraddistingue le maioliche.


Vicende conservative
Per decenni il sito è rimasto in uno stato d’abbandono. Durante gli anni ‘70 fu utilizzato come deposito di materiale da costruzione. Bande di vandali usavano l’ambiente come pista per corse motociclistiche. A partire dal 1975 sono stati effettuati rilevanti interventi di restauro del complesso e la chiesa è stata riaperta nel 2007, con la celebrazione di una Messa. Dal 2011 il Complesso Basilicale è in comodato all’Associazione Pietrasanta Polo Culturale ONLUS. Nel 2017 si
è concluso il progetto di valorizzazione Unesco.
Il restauro del 1992
Nel 1992 è stato portato a termine un importante restauro, promosso dal rettore della Pietrasanta Mons. Vincenzo de Gregorio. L’intervento, durato 9 mesi ed eseguito dalla Cooperativa C.N.R. Nuovo Restauro A.R.L. di Claudio Napoli sotto la supervisione del funzionario responsabile Gemma Cautela, è stato finanziato dal Ministero dei Lavori Pubblici – Provveditorato alle opere pubbliche. Il pavimento versava in uno stato di conservazione pessimo, con numerosi segni di pneumatici, grosse macchie di olio e resti di motociclette. Si evidenziavano importanti cedimenti del massetto, con conseguenti avvallamenti del pavimento. Ampi segmenti del pavimento si presentavano privi di mattonelle. Il massetto è stato livellato e le mattonelle sono state ri-allettate con malta idonea. Le grosse lacune sono state integrate impiegando mattonelle non maiolicate ma con le stesse caratteristiche di misura e composizione di quelle originali (per una percentuale del 27% dell’intera superficie maiolicata). Le mattonelle originali degradate sono state pulite, stuccate, ritoccate e protette con prodotti idonei.

Il restauro del 2021
Nel 2020 si è reso nuovamente necessario un intervento di restauro della pavimentazione maiolicata, promosso dal rettore della Pietrasanta Mons. Vincenzo de Gregorio e dall’Associazione Pietrasanta Polo Culturale ONLUS, con la consulenza dell’Arch. Fabio Mangone e secondo le indicazioni della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e
Paesaggio per il Comune di Napoli (funzionario restauratore: Barbara Balbi; funzionario storico dell’arte: Laura Giusti – Cinzia Celentano; funzionario architetto: Giovanna Russo-Krauss). L’intervento conservativo è stato mirato a preservare il restauro storico del 1992, laddove possibile.
Stato di conservazione
Il pavimento presentava depositi coerenti diffusi (macchie, incrostazioni e residui di sostanze organiche tra cui olii, cere e pitture sintetiche). Numerose erano le lacune di piccola e media entità. Lo strato invetriato presentava fenomeni di crettatura, abrasione, cricchi e cavilli, con rischio di distacco dal supporto primario in cotto. Il cotto era interessato da numerose fratturazioni e distacchi. Molte delle precedenti integrazioni materiche risultavano ormai meccanicamente degradate e cromaticamente alterate. Alcune aree del piano pavimentale erano interessate da fenomeni di umidità ed efflorescenze saline.

Indagini preliminari
Le indagini preliminari, realizzate con la consulenza di Ivan Varriale, hanno permesso di garantire una corretta selezione delle metodologie d’intervento. Sono stati eseguiti saggi di pulitura e prove di assorbimento del materiale, a campione, localizzati e non invasivi, volti a definire puntualmente e in maniera controllata le operazioni di restauro, i materiali e
le relative percentuali utili delle soluzioni, al fine di garantire un intervento di restauro uniforme e altamente controllato. I saggi sono stati effettuati sulle diverse casistiche che presentava la pavimentazione, quindi su: zone originali interessate da rivestimento vetroso; zone in biscotto; zone interessate da rifacimenti risalenti al precedente intervento di restauro del 1992 (biscotto e ritocchi pittorici). Le indagini scientifiche sono state eseguite dal prof. Donato Inverso. L’ispezione al microscopio ottico su piccolissimi frammenti già distaccati dal pavimento della Basilica ha permesso di indagare la natura materica delle “riggiole” e documentarne le alterazioni.
Le operazioni di restauro
Il restauro è stato eseguito dalla società ARTES Restauro e Servizi per l’Arte. L’intera superficie è stata pulita con tensioattivi in soluzione di acqua demineralizzata. Localmente sono stati eseguiti impacchi per l’ammorbidimento delle incrostazioni tenaci, rimosse poi meccanicamente, e pulitura a solvente per la rimozione delle macchie. Altri
impacchi sono stati eseguiti per l’estrazione di sali cristallizzati in superficie e dei residui oleosi. Le vecchie stuccature sono state sottoposte a verifica e successivo restauro laddove ritenuto necessario. Le mattonelle sono state consolidate localmente con prodotti a base di resine. Le numerosissime lacune e fratturazioni sono state sottoposte
a stuccatura con resine bicomponenti. Si è provveduto anche al raccordo cromatico delle stuccature e ad uniformare l’attuale intervento con quello precedente. Infine è stato applicato un protettivo idrorepellente.
Questo intervento conservativo consentirà la fruizione museale dell’importante complesso basilicale, finalmente restituito alla collettività.



